di Gianni Lannes
Altro che aree protette. Ora è il turno finale della Sardegna. A guadagnarci i padroni texani sotto mentite spoglie, con il favore dei governicchi telecomandati all’italiana; grazie anche ad una legislazione di favore per i rapinatori stranieri, che consente quasi gratuitamente di devastare irreversibilmente i fondali dell’ex giardino d’Europa. Per individuare i giacimenti di petrolio amaro (di scarsa qualità) si usano i micidiali air-gun, ovvero cannoni che sparano onde acustiche che uccidono i cetacei. Gli “spari” di aria compressa nei mari della Sardegna possono produrre un danno “devastante” per la fauna marina, in particolare per balene, delfini e tartarughe. Lo denuncia il Gruppo di intervento giuridico, mobilitato contro il progetto di indagine geofisica della società Schlumberger (franco-americana), che si propone di cercare eventuali giacimenti di idrocarburi in un’area di mare molto ampia – quasi 21 mila chilometri quadrati – tra l’Asinara e le Baleari. Il piano distruttivo, attualmente sottoposto al sedicente procedimento di Valutazione di impatto ambientale (Via), secondo il Grig «al contrario di quanto sostenuto nel Sia (Studio di impatto ambientale, ndr)» sarebbe in grado di causare un danno molto grave alle specie di cetacei e di tartarughe marine ben presenti nella zona interessata, «sia sul piano uditivo che sotto il profilo dell’orientamento, come riportato dalla letteratura scientifica». Oltre 7.300 chilometri di tracciato in un periodo complessivo di 10 settimane interessano l’area marina sarda. «Gli airgun – spiega in una nota l’associazione ambientalista – avrebbero una cadenza di uno ogni 5-15 secondi, con intensità sonora variabile fra 240 e 260 decibel, intensità superata in natura solo da terremoti ed esplosioni di vulcani sottomarini».
Il gruppo ecologista si è rivolto al ministero dell’Ambiente, chiedendo al dicastero una pronuncia di incompatibilità ambientale, al Servizio valutazione impatti della Regione autonoma della Sardegna, all’ente Parco nazionale dell’Asinara, all’ente Parco naturale regionale di Porto Conte, all’Area marina protetta del Sinis – Mal di Ventre e ai Comuni rivieraschi. «L’ampia area di mare interessata dal progetto – osserva il Grig – riguarda il ben noto Santuario Pelagos, Santuario per i Mammiferi marini istituito come area marina protetta di interesse internazionale e area specialmente protetta di interesse mediterraneo». Il deputato sardo Mauro Pili ha presentato un’interrogazione parlamentare. Purtroppo, sarà tutto vano, poiché le normative tricolori consentono proprio questo genere di rapina neocoloniale.
Non è tutto, nel più vasto territorio d’Europa sottoposto a servitù militare, mai bonificato, mentre il popolo sardo si ammala e muore. Le ordinanze della Guardia Costiera documentano le ininterrotte attività beliche in atto, con conseguenze ambientali devastanti per la vita, già, ma l’argomento non tira come il calcio o il gioco d’azzardo dello Stato in affari con le mafie, buoni a lobotomizzare masse di italidioti decerebrati.
riferimenti:
http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/buig/mbuig.asp
http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/buig/58-2/58-2.pdf
http://www.assomineraria.org/aziende/view.php?aziende_pk=84&search=
http://www.assomineraria.org/aziende/
http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/assemblea/html/sed0238/leg.17.sed0238.allegato_b.pdf
http://www.camera.it/leg17/410?idSeduta=0251&tipo=atti_indirizzo_controllo&pag=allegato_b#si.5-03076
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/03/18/quei-segugi-del-petrolio.html