Nel marzo del 1974 in località Monti Prama – Sinis/Cabras (Or), (Monte e Prama, il luogo del ritrovamento, significa monte per l’altezza di 50 metri e Prama per la palma nana diffusa in questa zona) un contadino durante una semplice aratura del suo terreno, toccò inavvertitamente con la lama qualcosa di anomalo che si rivelò una testa gigantesca di una statua.
Le statue furono ritrovate all’interno di una area sacra sopra delle basi che delimitavano alcune tombe a nuraghe e diversi betili. Giovanni Lilliu, l’archeologo che lavorò agli scavi, raccontò che al momento della scoperta il sole limpido e caldo che caratterizzava la giornata fu improvvisamente oscurato da una tempesta tremenda che si era abbattuta mentre si portavano le statue alla luce. Sembrava che gli antichi dei si fossero risvegliati insieme alle statue, una sensazione impossibile da descrivere ricorda con paura lo stesso Lilliu …
L’occultamento
Infatti furono “abbandonati” per ben 32 anni nel museo di Cagliari, ma non in una sala di visita, bensì negli scantinati umidi e bui… perché?
Solo nel 2003, quando furono quasi del tutto dimenticati, venne deciso finalmente di trasportarli, in maniera anche poco pubblica, in un centro di restauro, a Li Punti, in provincia di Sassari.
Questo gesto fu compiuto probabilmente anche in seguito alle innumerevoli pressioni da parte di studiosi ed appassionati che trovarono assurdo che uno dei ritrovamenti più incredibili del nostro paese si stava lentamente sgretolando in un sotterraneo di un museo! Perché? Per quale motivo statue così eccezionali furono da sempre celate? Perché non gli è stato dato uno spazio degno al museo che per primo dovrebbe raccogliere l’intera storia della Sardegna?
La giustificazione del museo di Cagliari fu che “non sembrava un ritrovamento così importante” e che “mancavano gli spazi … oltre che i soldi, dato che in Sardegna si finanziano le spiagge e non l’archeologia”.
Per saperne doi più leggi il comunicato ufficiale di iRS:
http://www.teleindipendentzia.net/giganti.htm
Il restauro
La storia
Le pettinature sono celtiche, gli elmi hanno delle corna, gli scudi sono elaborati.
In seguito nel II secolo a.C. la Sardegna era diventata molto potente avendo come capitale la fenice Tharros, che nessun esercito riusciva a sottomettere. Nel 540 a.C. il generale cartaginese Malko dopo aver conquistato quasi tutta la Sicilia con 80.000 uomini cercò invano di invadere la Sardegna, finendo decimato.
Ma non si spiegano gli occhi… perché vennero realizzati con due cerchi concentrici come fossero due occhiali? Forse un tentativo di rappresentare la pupilla o si desiderava richiamare qualcosa d’altro? Nella storia dell’umanità gli occhi non sono mai stati disegnati in questo modo.
E’ stato detto che derivavano dalle statue greche più antiche, le Kore e i Kuroi (statua femminile e maschile), molto stilizzate che si avvicinano a questo stile di scultura.
Peccato che, se si osserva la datazione, i Giganti del Monte Prama sono assolutamente antecedenti.
Dire che è avvenuto il contrario, che le statue greche si siano ispirate ai Giganti, forse è un’affermazione troppo forte, certo è che non si esclude nulla.
Le statue
I pugilatori
Hanno tutti:
– il petto nudo
– un gonnellino cinto da lacci che lo tenevano legato
– un elmo liscio (forse a rappresentarne uno di cuoio o di stoffa)
– delle lunghe trecce pettinate alla “celtica”
– Il braccio destro ha una protezione di cuoio fino alla mano e tiene la parte corta dello scudo
– Il braccio sinistro tiene lo scudo che copre il capo come a “difesa”
La caratteristica dei pugilatori è il braccio sinistro in alto che tiene uno scudo a proteggere la testa, mentre il braccio destro tiene la parte corta dello scudo. Questa azione veniva spesso seguita in fase di battaglia proprio per difendersi dalla pioggia di frecce di nemici arcieri.
I pugilatori in questo caso sarebbero dunque in fase di difesa e non di attacco. Hanno similitudini con i bronzetti di DORGALI
Gli arcieri
Hanno:
– Una placca pettorale
– Una corta tunica
– Un elmo con le corna
– delle lunghe trecce pettinate alla “celtica”
– Hanno sui polpacci a protezione degli schinieri
– Il braccio sinistro tiene l’arco
– Il braccio destro in posizione di offerta oppure uno scudo
– Non sono né a difesa e né ad attacco, ma sono a riposo.
Sono prevalentemente arcieri a riposo perché con la mano destra a volte tengono uno scudo, altre la tendono in segno di offerta. Tra loro differiscono parecchio, cosa che non succede nel gruppo dei pugilatori molto più simili tra di loro. Hanno similitudini con i bronzetti di TETI ABINI.
Il guerriero
I modelli di nuraghe e betili
Le tombe del ritrovamento
Le tombe sono prive di corredo funerario. Solo una tomba aveva uno scarabeo del VII secolo a.C., in stile egizio tipo Hyksos, unica prova sulla quale è possibile datare le statue, anche se è probabile un riutilizzo delle tombe in epoche successive.
La Sardegna è piena di ritrovamenti di bronzetti (considerando anche i migliaia di reperti trafugati dai tombaroli e venduti a privati) ma statue di questo tipo che richiamano i bronzetti sono state ritrovate solo qui. Non è cosa di poco conto. L’arduo lavoro, oltre al restauro, è anche quello di comprenderle e capire il messaggio che da millenni portano con sé: chi e perché le ha costruite? L’area funeraria in cui sono state ritrovate, piena di corredi o di indicazioni, era dedicata a una famiglia o a un clan, che non era di particolare importanza. Però loro erano lì, a guardia di questo luogo.
Lo studioso TRONCHETTI, afferma che i pugilatori non siano “veri guerrieri”, ma che siano “Guerrieri del culto”, magari a rappresentare una sorta di rituale funerario a difendere l’anima a ad accompagnarla nell’aldilà dove nessuna arma di bronzo poteva servire contro le forze delle tenebre.
L’enigma degli occhi
Tra gli strumenti di lavorazione si presuppone ci fosse il compasso o qualcosa di simile senza il quale sarebbe stato impossibile realizzare i cerchi degli occhi così perfetti. Sicuramente sono stati usati strumenti di metallo o di bronzo per la scultura, scalpelli, raschietti, punte. Alcuni passaggi dell’opera presuppongono l’utilizzo di una “Gradina” una sorta di scalpello con bordo dentellato di cui se ne ha notizia certa per la prima volta però secoli più avanti, solo nel VI secolo a.C. in Grecia.
Gli occhi fatti da due cerchi concentrici sanno quasi magnetizzare lo sguardo di chi li osserva, uno sguardo fisso e ipnotico accentuato dalle soppraciglie e dal naso profondamente accentuati che danno tridimensionalità agli occhi che scompaiano nell’ombra del volto innaturale. Gli occhi così protetti e caratterizzati sembrano parlare laddove la bocca è assente, perché appena accentuata. Essendo statue, non potendo emettere alcun suono, non gli resta che dialogare con gli occhi, la vera voce dell’anima, esse sembrano parlare ma noi ancora non le sappiamo ascoltare e le fissiamo per ore senza neppure sapere il perché.
Da visionare anche i seguenti video molto interessanti pubblicati da
http://www.youtube.com/user/teleindipendentzia
Presto la ricerca potrebbe spostarsi a qualche chilometro di distanza da Cabras. Anche la Nasa pensa di partecipare alla caccia ai reperti con un super satellite …
Queste misteriose statue hanno affascinato anche gli scienziati della Nasa, l’ente spaziale americano. Dei Giganti ha parlato a Mountain View, Silicon Valley, il professor Ranieri, che una settimana fa è rientrato dagli Stati Uniti, dove proprio con la Nasa conduce un importante progetto scentifico. Gli scienziati si sono mostrati molto interessati ai Giganti, di cui erano a conoscenza. La Nasa dispone di un satellite in grado di vedere il sottosuolo con un margine di errore di 3, 4 metri. Troppo, per questa ricerca; ma il satellite potrebbe anche essere ritarato, e la sua precisione aumentata. E chissà che in questa storia, ancora in gran parte da scrivere, non possa aggiungersi anche il contributo degli scienziati americani. Sarebbe, questa, una internazionalizzazione di una ricerca che riguarderà pure la Sardegna, ma la cui portata sarebbe folle restringere dentro i confini dell’isola.
Tratto da: lanuovasardegna.gelocal.it
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