Pesticidi in frutta e verdura. I prodotti di ortofrutta, soprattutto quelli provenienti dall’estero, ne sono belli zeppi (anche di pesticidi qui in Italia illegali). A colpire a segno sono ancora una volta Le Iene che, nella puntata di giovedì 12 marzo, hanno deciso di puntare l’attenzione sulla frutta e la verdura che troviamo nei mercati e dai nostri fruttivendoli.
Questa volta, Nadia Toffa, la Iena che si è occupata del servizio, ha preso a caso 6 prodotti tra frutta e verdura di provenienza estera e li ha fatti controllare in un laboratorio. Il risultato delle analisi lascia allibiti: la metà dei prodotti analizzatri presentava una enorme quantità di pesticidi, alcuni dei quali anche molto pericolosi. Solo per fare alcuni esempi: nella banane è stato trovato un pesticida cancerogeno da noi illegale, nei pompelmi un erbicida e, in altri casi, si sono individuati pesticidi comunque legali ma a livelli superiori rispetto alle quantità ammesse dalla legislazione europea.
Molti non sanno, infatti, che in alcuni stati (compresi gli Usa) è consentito l’uso di pesticidi da noi illegali. Si tratta di Paesi che hanno una legislazione in materia completamente diversa dalla nostra: in Africa e in Sud America, per esempio, il DDT (illegale da noi da 40 anni), si può usare. Così come per altri moltissimi antiparassitari.
Dati che, anche se con numeri differenti (le Iene si sono comunque basate su un campione limitatissimo), un po’ trovano conferma dall’ultima relazione dell’Efsa. Quest’ultima ha preso in considerazione 81mila campioni di alimenti provenienti da Unione Europea, Islanda e Norvegiam, e ha esaminato i residui di pesticidi negli alimenti. Il risultato? I pesticidi contenuti nel cibo che mangiamo rientrano nei limiti di legge, ma la quasi totalità, il 97,4%, ne contiene e comunque poco meno del 55% non presenta tracce rilevabili.
Insomma, limiti di legge o no, posto che i controlli sono praticamente pari a zero (e, se fatti, sono accreditati solo per trovare un numero esiguo di pesticidi rispetto a quelli realmente utilizzati), cosa dobbiamo fare noi per tutelarci?
1. Innanzitutto, osservare ciò che compriamo e comprarlo solo italiano, perché i produttori italiani devono sottostare a delle rigide regole CEE e utilizzare pesticidi che abbiano una bassa tossicità
2. Occhio alla stagionalità. I rischi, infatti, non derivano soltanto dai prodotti provenienti dall’estero. Molti pericoli, possono scaturire anche nel momento in cui si consumano frutta e verdura fuori stagione. In questo caso, in serra si altera il processo naturale del prodotto. In più, spesso si usano degli ormoni per accelerarne la crescita, che possono metterci anche a rischio tumore. E non solo, dal punto di vista nutrizionale i prodotti cresciuti in serra sono meno ricchi di vitamine e di antiossidanti.
3. Un altro modo per salvaguardarci è scegliere il più possibile alimenti bio, e meglio se a km 0, e coltivati in modo naturale, senza pesticidi, magari proprio nel nostro orto. Oppure, se ciò non è possibile, rivolgiamoci al contadino di fiducia.
Guarda qui il servizio di Le Iene sui pesticidi in frutta e verdura.
Germana Carillo
Come riconoscere un vero prodotto biologico
Ecco alcune indicazioni che vi aiuteranno a riconoscere i veri prodotti biologici. Come facciamo a capire se un alimento è davvero bio? La semplice dicitura “bio” sulla confezione, nel nome del prodotto o nella pubblicità non basta a darci delle garanzie. I veri prodotti bio seguono infatti delle regole ben precise.
1) Nome e indirizzo dell’operatore, del proprietario e del venditore del prodotto (può essere presente un unico nome se i soggetti in questione coincidono). Sui prodotti bio deve essere sempre presente il nome dell’ultimo operatore che ha maneggiato il prodotto, ad esempio produttore, trasformatore o venditore. Ciò vale per i prodotti confezionati. Se i prodotti non sono confezionati, il consumatore può chiedere all’azienda di fornire la certificazione che attesti che si tratti di un prodotto biologico certificato correttamente da un ente autorizzato.
2) Nome del prodotto, che deve essere accompagnato da un riferimento al metodo di produzione biologico nella denominazione di vendita per i prodotti con almeno il 95% in peso degli ingredienti di origine agricola bio, oppure da un riferimento al metodo di produzione secondo l’agricoltura biologica solo nell’elenco degli ingredienti se quelli bio sono inferiori al 95%.
3) Numero di codice. E’ il numero di codice attribuito dallo Stato all’organismo di controllo del biologico che ha effettuato le proprie verifiche sul produttore o sul più recente passaggio di trasformazione. In Italia il numero di codice inizia con la sigla IT e in generale si apre proprio con le lettere iniziali del Paese legato al prodotto, che può fare parte oppure no dell’Unione Europea. Segue una dicitura che indichi il metodo di produzione, ad esempio “biologico” o “bio”, oppure “eco”. Non deve poi mancare il codice numerico che in Italia viene attribuito dal Ministero delle Politiche Agricole.
4) Logo europeo. Il logo europeo di riconoscimento del biologico è la famosa foglia su sfondo verde formata dalle stelline bianche. Accanto al logo UE, la dicitura Italia (IT) garantisce che le materie prime bio alla base del prodotto siano state coltivate nel nostro Paese. Se i prodotti hanno provenienza mista, UE ed extra UE, potreste trovare sulle confezioni una dicitura doppia, ad esempio “Agricoltura UE – Non UE”.
5) Diffidate dai prodotti che riportano le diciture “bio” o “biologico” in modo generico, senza la presenza di una etichettatura chiara, che segue le regole qui descritte. Un prodotto biologico deve essere sempre sottoposto a verifiche da parte di un organismo di controllo autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole per poter essere venduto in Italia. Le etichette devono sempre riportare tutte le informazioni previste dalla legge.
Perché scegliere bio? Quando possiamo, diamo la preferenza ai prodotti bio perché l’agricoltura biologica garantisce la salvaguardia delle varietà locali, più valore nutrizionale (come confermato di recente dalla scienza), minori residui di pesticidi e metalli pesanti, minore consumo di acqua, minore ricorso all’energia fossile, riduzione dei gas serra, salvaguardia dell’ambiente e degli ecosistemi, maggiori controlli sui prodotti dalla coltivazione fino al confezionamento e alla vendita. Qui ecco alcuni consigli utili per mangiare biologico e spendere poco.
Marta Albè